Ogni viaggiatore dovrebbe cominciare la sua visita del Sud America dal Perù, una paese affascinante e vario, che offre un caleidoscopio di attrazioni che lasciano un segno indelebile nei ricordi di ognuno.
Osservando anche la geografia del Perù, si può notare come siano nettamente separate dalle Ande le regioni costiere da quelle interne, creando un territorio che va dalle zone desertiche, alla zona andina per finire nella foresta: desierto, montaña y selva.
La capitale Lima è un enorme città di dieci milioni di abitanti, fondata dai conquistadores spagnoli sulla riva del fiume Rimac, da dove in seguito prese il suo attuale nome. All’epoca era la capiale del vicereame spagnolo con il nome di Ciudad de Los Reyes, per onorare i sovrani che avevano finanziato la spedizione. Nonostante due terremoti, nel XVII e XVIII secolo, e due successive ricostruzioni, il centro della città conserva viva l’influenza spagnola, con i balconi dei palazzi in legno in stile sivigliano ed i patii interni. E le chiese in stile barocco, come la Iglesia de la Merced, il Monasterio de San Francisco e quello di Santo Domingo. Cuore della città Plaza de Armas, o Plaza Mayor, dove si affacciano il palazzo del governo e la cattedrale. Nel quartiere Barranco ritroviamo un’atmosfera bohemian che ricorda Montmatre a Parigi, mentre a Miraflores, quartiere nuovo e residenziale, troveremo locali con musica e ristoranti per assaporare la rinomata cucina peruviana. Infine il sobborgo portuale di Callao, da dove partivano le navi spagnole cariche di tesori, era nei prima anni del 900 luogo di villeggiatura della classe agiata di Lima, oggi è stato rilanciato come quartiere con locali alla moda e ristorante rinomati.
Dopo qualche giorno alla scoperta della città di Lima, può cominciare il viaggio vero e proprio nel Perù che un viaggiatore ha in mente. Seconda tappa raggiungibile con gli autobus di linea, o con autista privato nei viaggi organizzati, ed in circa 3 ore e mezza si giunge a Paracas. Siamo nel cuore della regione desertica costiera del paese, risultato da un lato della corrente di Humboldt che genera un’abbassamento delle temperature dell’acqua dell’oceano che riduce l’evaporazione, e dall’altro della barriera posta a est dalle Ande che non lascia passare l’umidità. Conseguenza di ciò, scarse precipitazione, deserti costieri, vegetazione brulla. Nonostante questo, la fascia costiera, è l’area più popolata del Perù. Da Lima a Paracas si percorre un tratto della Panamericana che attraversa esattamente questi deserti.
In questa zona ci sono tre attrazioni dove la visita è “obbligatoria”. Sveglia presto al mattino per la crociera in barca dal porto di Paracas fino alle Isola Ballestas. Questo piccolo archipelago di isole è nel cuore della corrente di Humboldt da cui ne consegue un brullicare di vita, dal primo anello della catena, il plankton, che significa abbondanza di pesce e da cui consegue il resto. Infatti su queste isole abbondano gli uccelli marini, il mare è pieno di leoni marini, ed è luogo pescoso per i pescatori locali. Poco dopo la partenza, la barca si ferma in mare ad una certa distanza dalla costa, da qui si vede in tutta la sua grandezza il famoso Candelabro, il famoso geoglifo, probabilmente un antico segnale per le imbarcazioni, ma ovviamente avvolto dal mistero. Giunti invece alle Ballestas si resta affascinati dalla vita, se si ha la fortuna di avere nei dintorni una barca di pescatori che tirano su le reti, si avrà la possibilità di avvistare enormi leoni marini che nuotano intorno l’imbarcazione. Sul serio non si può immaginare un numero tale di uccelli marini. Sulle isole ci sono ancora i resti degli stabilimenti che si occupavano della raccolta del guano degli uccelli, un fertilizzante naturale di prima qualità e molto redditizio, tanto che nel XIX secolo fece scoppiare una guerra contro la Spagna. Oggi questi stabilimenti sono dei ruderi, e la raccolta del guano è regolamentata dal Ministero dell’Agricoltura ed effettuata solo ogni otto anni.
Nel pomeriggio escursione alla Reserva Naturale de Paracas, una vasta zona desertica che dal mare si allunga nell’interno. Come non rimanere colpiti dal contrasto del colore del mare, con il rosso della spiaggia ed il giallo ambra del deserto! Nell’interno invece si percorre una strada in apparenza asfaltata, ma in realtà una strada di sale. Infatti nella zona si estrae il sale, ed i mezzi di trasporto, nel corso degli anni, facendo cadere poco a poco il sale e passandoci sopra, hanno finite per compattarlo e creato una lastra che pare un vera e propria strada asfaltata. Una foto lungo questa strada è d’obbligo! Non resterebbe che proseguire per la tappa successive, cioè Nazca. In realtà conviene prendere un autobus in serata ed in un paio d’ore si arriva a Ica, e sfruttare il resto della giornata per la visita all’Oasi di Huacachina, senza dubbio la giornata più divertente ed adrenalica dell’intero viaggio! Se non siete in un viaggio organizzato, giunti ad Ica ci sono diverse agenzie che propongono questa escursione e vi custodiscono anche il bagaglio nel mentre. Huacachina è una distesa enorme di sabbia con dune enormi, nel suo cuore ha un piccolo laghetto ed intorno un viallaggio, qui è possibile anche alloggiare per la notte, ma se il tempo è limitato vale comunque la pena una visita. Potenti dune buggy si rincorrono sulla sabbia, da una duna all’altra, ed una volta in cima si fermano permettendoti di scendere sulla tavola in sand-boarding. Duna dopo duna, l’escursione dura fino a che il sole inizia a calare, ed a questo punto inizia un’altro spettacolo, quello del tramonto che, vi assicuro, toglie il fiato!
A seguire, in autobus, si giunge a Nazca in serata, pronti per fare una passeggiata nel centro cittadino e scegliere un ristorantino per la cena.
Nazca fu abitata dalla Civiltà Paracas ancor prima di quella Nazca, ma sono stati questi ultimi che hanno lasciato all’umanità le eigmantiche Linee di Nazca. In quanto abili agricoltori furono in grado di portare l’acqua attraverso il deserto, si ritiene che le linee siano parte di un rito propiziatorio legato alla fertilità ed al vasto sistema di canali con i quali riuscirono a portare l’acqua nel deserto. Questa rimane un’ipotesi non sufficiente a eliminare il mistero che contribuisce a rendere affascinanti le linee. Per il sorvolo occorre sperare che il vento non sia forte, altrimenti è improbabile che si riesca a fare, in questo casò però ci sono delle postazioni che consentono l’osservazione per farsi un’idea delle linee. Per questo motive solitamente non si prenota mai in anticipo il sorvolo delle Linee di Nazca, ma, se le condizioni lo permettono, ci si reca in aeroporto e si aspetta il proprio turno pagando direttamente in loco la tassa ed il costo del sorvolo. I piccolo aerei Cessna con cui si sorvolano le line, sono sensibili alle folate di vento e quindi durante il volo si balla un pò. Chi solitamente soffre il mal d’auto potrebbe avvertire un pò di malessere durante il volo. In ogni caso è una vera esperienza, una di quelle che danno valore al viaggio, quindi vale davvero la pena!
In serata partenza con un autobus da Nazca per Arequipa. Il viaggio dura tutta la note e si giunge al mattino presto a destinazione, gli autobus sono comodi ed è possibile distendere il sedile per dormire, unico consiglio prevedere un abbigliamento adeguato per coprirsi bene a causa dell’aria condizionata. Giunti al mattino ad Arequipa probabilmente la cosa migliore da fare, una volta giunti in hotel, è farsi servire la colazione pagando un supplemento. Questa è la prima tappa in quota, siamo a 2.300 metri di altitudine, è quindi necessario prendersela comoda per iniziare ad acclimatarsi all’altitudine. La città sorge ai piedi del vulcano El Misti, e nei secoli ha subito numerosi terremoti che non hanno però scalfito il fascino di Arrequipa. Chiamata Ciudad Blanca, dopo numerose distruzioni dovute ai terremoti, i cittadini cominciarono ad utilizzare una roccia bianca e porosa, di origine vulcania ed abbondante nei dintorni, costruirono edifice bassi e con pareti alla base di un certo spessore per dare maggiore stabilità. Il centro cittadino vale davvero una visita, numerose sono infatti le chiese, e poi c’è la piazza principale. Importante la visita del Monasteiro de Santa Catalina, una vera e propria cittadella all’interno della città, fatto costruire da una vedova che donò tutti i suoi averi e prese i voti. Oltre agli edifici del monastero, sono caretteristiche le viottole, le fontane, ed i colori sgargianti delle pareti. Una visita merita anche il Museo Santuarios Andinos di Arequipa, dove è custodita la famosa mummia Juanita, una bambina di 12-14 anni, probabilmente sacrificata agli dei. Si è conservata grazie al congelamento, ed il museo è stato costruito proprio per esporla. Prima di giungere alla stanza dove è custodita, si assiste ad un filmato che ne racconta il ritrovamento e poi si attraversa un’esposizione dei vari reperti legati a questa scoperta. Veramente molto interessante.
Il soggiorno ad Arequipa ci permette di acclimatarci, ed il giorno seguente siamo pronti per un tratto di viaggio interessante, on the road, percorrendo strade scenografiche che ci permettono di ammirare semplicemente quello che il percorso ha da offrire. La destinazione finale è Chivay, da cui il giorno seguente partiremo per arrivare alla Cruz del Condor ed ammirare il volo di questi fantastici animali. Percorriamo la Carretera Norte costeggiando il Vulcano Chachani fino a giungere alla Riserva Naturale delle Vigogne. Questi animali sono allevati allo stato brado in recinti enormi, che possono raggiungere anche i 1000 ettari di estensione, ogni due anni vengono radunati e tosati e poi lasciati nuovamente allo stato brado. La lana che se ne ricava è molto pregiata, ed il Perù è famoso per i propri prodotti artigianali, certamente tra i souvenir più ricercati dai viaggiatori. Chiunque è stato in Perù oltre a conservare quei capi, ha delle foto durante il viaggio indossando maglioni o cappelli con le tipiche decorazioni peruviane. Di strada si sosta ovviamente per una pausa e per bere un’infusione di coca e si prosegue passando per Las Lagunillas de Toqra y Patapampa, il Mirador de los Andes da dove si ammira il nevado Ampado. Una volta giunti a Chivay si potrebbe optare per un giro nel pueblo, oppure consigliatissimo andare ad i bagni termali, niente di lussuoso ma sicuramente un bella esperienza ad alta quota (3.635 m.s.l.m.), con l’aria fresca e l’acqua caldissima. In serata solitamente si partecipa ad una cena con spettacolo tipico incluso.
Il giorno dopo si parte presto al mattino, dopo colazione siamo diretti al Mirador de la Cruz del Condor. La carretera viaggia parallela al Fiume Colca, e di tanto in tanto ci fermiamo in vari punti per ammirare il panorama, il Canyon del Colca infatti è la terza attrazione turistica più visitata del Perù, ed è uno dei Canyon più profondi del mondo, il dislivello raggiunge in alcuni punti i 3.354 metri. Questo dislivello genera un clima diverso alla base rispetto alla quota più alta, infatti alla base c’è un clima quasi tropicale e le tribù che vivevano in basso erano dedite alla coltivazione del mais, mentre in cima, con temperature più rigide, le popolazioni erano dedite all’allevamento di alpaca da cui ricavavano la lana. Arrivati al mirador non ci resta che goderci il panorama, fotografare il monumento, fare una passeggiata lungo i sentieri che scendono in vari punti panoramici, ma soprattutto ammirare il volo maestoso dei condor. Un animale magnifico, raramente lo si vede sbattere le ali, sfrutta le correnti ascensionali per salire in quota. Il bello è che il mirador è in quota ed i condor volano li nei dintorni, è davvero uno spettacolo, sembra di essere in un documentario. L’escursione al Mirador de la Cruz del Condor può essere impegnativa, non tutte le strade sono asfaltate e spesso si superano i 4.000 metri, quindi occorre acclimatarsi e fare le cose con molta calma. Dopo l’escursione rientriamo a Chivay in tempo per prendere un autobus che ci porta fino a Puno, sul Lago Titicaca, dove passeremo la notte.
Il giorno dopo sveglia molto presto al mattino, ci attende una giornata piena. Alle 7 siamo già sull’imbarcazione che ci conduce prima su un’isola flottante sul lago. Queste isole sono formate da una particolare pianta acquatica galleggiante, ed ancorate al fondale. Seguono il moto ondoso del lago come fossero imbarcazioni. Anticamente era l’usanza delle antiche popolazioni Uro proveniente dalla Bolivia che si rifuggiarono su queste isole dagli attacchi degli Inca. Questa popolazione è ormai estinta, l’ultima discendente di questa etnia è scomparsa negli anni settanta del ‘900. Oggi una popolazione di lingua Aymara, anch’essa preincaica, sostituisce sul lago gli antichi Uros. La totora è utilizzata per costruire non solo le isole flottanti, ma ache le capanne, le imbarcazioni ed alcuni utensili. Viene utilizzata anche per isolare l’isola dall’umidità, con uno strado sul pavimento che viene sostituto ogni tre mesi perchè tende a marcire. Dopo circa un’ora trascorsa su di un’isola flottante riprendiamo la navigazione fino a Taquile. Taquile è un’isola distante un’ora di navigazione da Puno, ci abitano circa 2.000 persone che mantengono usi e costumi tradizionali, come ad esempio la lavorazione della lana per la tessitura degli abiti tradizionali, come i copricapo che indossano gli uomini. Su quest’isola non ci sono mezzi di trasporto, sembra quindi un viaggio indietro nel tempo, tutti vanno a pieni sui 500 gradini in salita dell’isola e continuano a praticare il baratto. Una volta giunti in cima il panorama diventa ampio e si apprezza meglio la vastità del Lago Titicaca. Prima di rientrare si fa la pausa pranzo e si beve l’immancabile infuso di coca.
Siamo ormai nel clou del nostro viaggio in Perù, in serata prendiamo un autobus da Puno in direzione Cusco, viaggiando comodamente tutta la notte. Cusco è la città principale dell’Impero Inca, ed è veramente una bellissima città dove è possibile organizzare le proprie escursioni gestendole direttamente in loco ed in base alle proprie preferenze. La città conserva le vestigia pre-colombiane, la Iglesia de Santo Domingo è costruita sulle fondamenta del più importante tempio del Sole di Tahuantisuyu, l’antica Cusco, probabilmente il luogo più suggestivo. Poi è possibile ammirare in Calle Hatun Rumiyoq, il muro con la pietra dei dodici angoli, perfettamente incastrata senza nessuna fessura, così come fuori città nel sito archeologio di Saqsaywaman, assolutamente da visitare, dove ci sono blocchi enormi con cui gli Inca hanno costruito le mura, che combaciano perfettamente. Non entra neanche un foglio di carta, ancora un mistero su come abbiano fatto.
Cusco è inoltre il punto di partenza per visitare la Valle Sacra, una
valle fluviale scavata dal Fiume Urubamba. Percorrere questa valle ci porta a
visitare un susseguirsi di pueblos che portano ad un atmosfera incaica. Maras e le sue saline, dove fino a
qualche decennio fa circa 400 famiglie vivevano dell’estrazione del minerale. Chinchero, un villaggio noto per la
lavorazione della lana. Moray,
famoso per i terrazzamenti a cerchi concentrici, dove gli inca coltivavano “a
strati”. Inoltre ci sono pueblos minori, come Pisac, Urubamba, Raqch’i, tutti meriterebbero una
visita, ma si sa che il tempo è tiranno ed è giunta l’ora di partire per Machu
Picchu. La visita della Valle Sacra quindi termina ad Ollantaytambo, altro
pueblo che meriterebbe una visita, ma basta anche sedersi nella pizza
principale ed osservare la popolazione locale. Giunta l’ora ci rechiamo alla
stazione dei treni di Ollantaytambo
per prendere il treno per Aguas
Calientes, l’ultimo avamposto prima di Machu Picchu. Il treno corre
parallelo al Rio Urubamba ed è un treno turistico con parte del tetto a vetri,
il che permette una vista ampia anche sui costoni rocciosi di montagna che
attraversiamo. Giunti ad Aguas Calientes e depositato i bagagli in hotel, la
prima cosa da fare è acquistare i biglietti per la navatta che la mattina dopo
ci conduce su a Machu Picchu, e poi siamo liberi di goderci la vitalità del
pueblo, del centro e dei localini.
La mattina dopo sveglia prestissimo, le navette cominciano quasi all’alba a fare la spola tra la stazione dei bus di Agusa Calientes e l’ingresso al sito di Machu Picchu. Si entra in una delle sette meraviglie del mondo moderno con non poche aspettative e curiosità, ma puntualmente le aspettative si rivelano poca cosa rispetto alla realtà e la curiosità ampiamente ripagata. Ancora oggi non si sa se il complesso fosse una fortezza, un santuario o una città, oppure tutte queste cose insieme. Terrazzamenti, strade, costruzioni, piazze, sembra di percorrere la città nel suo splendore. Machu Picchu significa Montagna Vecchia, e fa da contraltare al Huayna Picchu, ossia la Montagna Giovane, che sarebbe lo sperone della famosa foto che troviamo sul web. Possibile salire sul Huayna Picchu, ma occorre avere voglia di fare molti gradini ripidi, ed inoltre occorre prenotarsi in quanto ci sono solo due turni di salita per un massimo di 200 persone. La salita è molto affascinante e dura circa un’ora, la vista è fantastica, il sentiero è si ripido ma avvolto dalla vegetazione, veramente un esperienza unica.
Sperduta a oltre 2000 metri tra le nubi ed il cielo e coperta dalla vegetazione della foresta, avanzata dopo il declino dell’Impero Inca, è stata scoperta solo nel 1911 e da allora è diventata la maggiore attrazione del Perù nonchè uno dei luoghi più famosi del mondo. Il fascino di Machu Picchu è accresciuto dal suo mistero, la giornata di visita del sito, nonostante cominci molto presto, passa molto velocemente che quasi è un peccato e solo questo varrebbe un viaggio in Perù!
Finita la giornata di visite a Machu Picchu, scendiamo con l’autobus fino ad Aguas Calientes, non ci resta che prendere lo zaino e recarci nella stazione dei treni. Cusco non ha una stazione treni adibita al traposto dei passeggeri, ma solo una stazione merci, per questo motivo si arriva nel sobborgo di Poroy. In alcuni tratti il treno va a passo d’uomo perchè si passano dei centri abitati. Giunti a Poroy torniamo in taxi a Cusco, ultima cena ed ultima notte a Cusco. La mattina seguente ci aspetta un volo domestico per tornare a Lima e da lì il volo intercontinentale per l’Italia.
Il Perù è un paese che merità più viaggi, quanto descritto in questo viaggio è un primo imperdibile itinerario. Ad i più potrebbe risultare il viaggio più bello nella vita, soprattutto per chi come me è innamorato del Sud America, della sua gente e delle usanze, un miscuglio di tradizione pre-colombiana e coloniale. Se già hai la voglia di partire o altre curiosità ancora, clicca atuttomondo.it
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